Pur considerando in quanto ipotesi
mitologica e pertanto molto probabilmente aleatoria il mito di Babele sulla
creazione delle lingue, l’essenzialità di tale racconto è messa in risalto
nella sua pur irreale concretezza, una volta appurata la necessità fondamentale
dell’esistenza di figure quali quella dell’interprete, del traduttore, del
mediatore linguistico-culturale.
A conferma di ciò, per quanto
riguarda la prima e l’ultima di queste tre figure, sono riscontrabili elementi
comprovanti la loro esistenza e il loro utilizzo, addirittura in culture quali
quella egiziana risalenti al terzo millennio a.C.; i faraoni infatti al fine di
espandere i propri confini commerciali si avvalevano di queste figure e, a
testimonianza di ciò, sono state rinvenute iscrizioni su alcune tombe risalenti
a quell’epoca. Nell’Impero Romano, vista e considerata la sconfinata estensione
territoriale di questo, pur essendo il Latino la lingua ufficiale era cosa
comune tra la popolazione l’utilizzo di più codici linguistici provenienti dai
più remoti angoli dell’impero stesso ma nonostante ciò, essendo il latino la
lingua ufficiale, qualora una persona di idioma o dialetto differente avesse
dovuto tenere un discorso ufficiale in uno dei luoghi pubblici romani, sarebbe
stato obbligato ad esprimersi in Latino o nell’incapacità di farlo, si sarebbe
dovuto avvalere di un interprete.
A quei tempi infatti, pare che gli
interpreti fossero già figure professionali regolarmente stipendiate dalle
amministrazioni imperiali, utili sia per scopi bellici – specialmente per
fornire indicazioni di coordinamento tra differenti legioni, soprattutto se
mercenarie- che nelle trattative di pace e/o commerciali.
Partendo da tali presupposti, è
facile immaginare quando l’interesse per la conoscenza di una lingua straniera
e pertanto della figura dell’interprete siano decollati significativamente:
durante i periodi delle esplorazioni e delle scoperte, quando per fini
prettamente commerciali, era necessario aver un “mezzo” comunicativo efficace,
incarnato per l’appunto nella figura dell’interprete.
Un altro esempio autorevole ci è
fornito dall’esperienza di Cristoforo Colombo, il quale nel 1492 in occasione
del suo celebre viaggio verso le Indie, valutando preventivamente l’eventualità
di un suo incontro con il Gran Khan, ingaggiò un certo Luis De Torres, profondo
conoscitore delle lingue ebraiche, arabe e dei caldei, affinché rivestisse il
ruolo di interprete qualora ce ne fosse stato bisogno; e chissà che,
fantasticando un poco con l’immaginazione (per quanto concessomi), Colombo e la
sua ciurma, sorpresi dalla durata del proprio viaggio, non abbiano dovuto chiedere
conferma proprio a lui - antico mediatore linguistico e di conseguenza profondo
conoscitore culturale della popolazione indiana presso la quale erano sicuri di
dover approdare- dell’eventualità di aver effettuato una scoperta che si
sarebbe poi rivelata di importanza inenarrabile per il corso della storia e di
tutta l’umanità.
Quanta importanza può essere scorta nella figura dell’interprete?
L’interprete è inoltre una tra le
figure che maggiormente ha influenzato la diffusione religiosa nel mondo. I
missionari cristiani ebbero necessità di avere al loro fianco mediatori
linguistici ma anche culturali sin dai tempi delle Crociate, ma tale tendenza è
riscontrabile sotto altre forme persino nelle
popolazioni ebraiche moderne, che fanno riferimento a testi religiosi
antichi scritti prevalentemente in aramaico antico, oppure in popolazioni
islamiche, per quanto concerne l’espansione e la diffusione dell’Islam –
essendo i testi religiosi scritti in Arabo antico- in tutte quelle regioni
dell’Africa del nord.
In campo diplomatico è interessante
citare la stupefacente longevità del The
Language Service Division of the United States, essendo questo il diretto
discendente (pur se oggi diviso in due differenti uffici, per l’interpretariato
e la traduzione) del Department of
Foreign Affairs (oggi Ministero degli Affari Esteri, il quale svolge
funzioni differenti e ben più articolate del servizio di interpretariato e
traduzione) fondato addirittura nel 1781, presso il quale venivano impiegati
solamente due interpreti francesi, spesso e volentieri utilizzati direttamente
al fronte.
Che sia pertanto la figura
dell’interprete una professione inaspettatamente annoverabile “tra le più
antiche del mondo”? Difficile da dire; di certo era una professione ben più “ardita”
che nella nostra epoca.
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